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Bochesmalas

sabato 17 dicembre 2011

Non dimenticarti di ricordare: Puressence




I Puressence sono uno dei segreti meglio celati del rock britannico: qui nello stivale non sono in moltissimi a conoscerli e i loro album non sono facili da reperire; eppure una canzone come It Doesn’t Matter Anymore ha scorrazzato in lungo e in largo tra le tv che propinano video musicali e le radio meno inclini ai suoni da discount. Gli anni 90 stavano terminando il loro corso e, probabilmente, nella capoccia di molte persone, stava terminando anche il ciclo vitale delle cellule cerebrali predisposte alla memoria. In questo periodo, del resto, la musica viene consumata velocemente e distrattamente: si va alla caccia di centinaia di megabyte di anonimi mp3 più per fare quantità e collezionismo virtuale che badando alla qualità o degnando di più di un ascolto ogni singolo, triste e grigio, file. Il destino di tante cartelle sfortunate è quello di finire sepolte sotto una montagna di loro simili dall’aspetto esteriore identico ma dal contenuto molto diverso, vario e variabile. La maggior parte degli mp3 si gioca il proprio destino in pochi secondi di ascolto distratto: o riesce a entrare in testa subito, oppure è destinato a languire in disparte, sempre più lontano dalle orecchie e dagli sguardi dello “scaricatore” ingordo. Ho la vaga impressione che i Puressence si siano persi nei meandri oscuri di molti hard disk di tanti cacciatori di mp3. I dischi, che siano compatti o di lucido vinile, non li compra più quasi nessuno; figuriamoci se si vanno a cercare i Puressence...ed è proprio qui che sta l’errore, perché molti comuni mortali non sanno cosa si perdono. Purtroppo è più semplice conoscere e assimilare la musica di “facili costumi” che svolazza allegramente tra le onde di radio e tv italiche.
I Puressence si sono formati nel 1992 a Failsworth nella contea della Greater Manchester, in Inghilterra. Hanno inciso cinque album, una raccolta di materiale raro e inedito (Sharpen Up The Knives) e svariati singoli ed Ep.
Puressence - 1996
Only Forever - 1998
Planet Helpless - 2002
Don’t Forget To Remember - 2007
Sharpen Up The Knives - 2009
Solid State Recital - 2011






La formazione:
James Mudriczki - voce
Kevin Matthews - basso
Tony Szuminski - batteria
Lowell Killen - chitarra (dal 2003, quando il chitarrista e fondatore Neil McDonald lasciò il gruppo)
Sono nati in quell’incredibile fucina di talenti che è Manchester, dove si respira pura poesia rock e la buona musica fa parte del Dna della gente, tra le ombre dei Joy Division, Stone Roses e Smiths. Sono cresciuti con l’esplosione del Britpop, ma hanno saputo cercare e trovare una via propria, creando uno stile unico.
Il suono dei quattro è un personale e affascinante indie rock che abbraccia numerose influenze, le trita, le decompone e le ripropone sotto forma di qualcosa di originale, inconfondibile e indimenticabile. La voce del bravissimo Mudriczki fa il resto: è una voce talmente particolare che la si ama o la si odia talmente tanto da rendere insopportabile l’ascolto. Il primo splendido disco era oscuro, malinconico e intenso come raramente capita di ascoltare; riusciva a ricreare in qualche modo le atmosfere dei Joy Division pur offrendo un suono differente (decisamente più pop) e più attuale. Dal secondo album in poi i toni si sono leggermente schiariti, pur muovendosi ancora in territori malinconici e grigi. La creatura sonora dell’essenza pura vive di emozionanti saliscendi, momenti di dolce quiete ed esplosioni epiche, la tensione che cresce e si smorza con preziosi ricami pop. 
Il recente, ultimo album, Solid State Recital, è ancora un ottimo disco di indie pop, raffinato e notturno, dai ritmi lenti e le splendide melodie. La musica scorre piacevolmente tra soffici arrangiamenti, richiami folk, inaspettate distorsioni e accelerazioni, chitarre vibranti, qualche richiamo alle atmosfere create dai Radiohead e numerose pennellate di grande classe. I brani migliori in scaletta sono When Your Eyes Close, primo singolo estratto dall’album: un gioiellino pop dai toni notturni e malinconici; la conclusiva, potente e carica d’intensità elettrica e pathos, Our Number’s Oracle; la lunga Swatches of Sea Made Stone, posta coraggiosamente in apertura al disco, che raccoglie al suo interno una vasta gamma di emozioni e sensazioni differenti, con repentini cambi di umore e ritmo, e la preziosa collaborazione della folk singer americana Judy Collins; la splendida Cape of No Hope con le sue variazioni da delicati arpeggi e dolci melodie a brusche distorsioni, una sorta di strano e affascinante ibrido tra i Radiohead e qualche vago sentore di country. Da citare anche la bellissima, e già nota, Raise Me to the Ground, precedentemente uscita su Sharpen Up the Kinves.









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