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Bochesmalas

martedì 13 novembre 2012

C'era una volta il metal: Anathema, Katatonia, The Gathering

In questo piccolo e angusto spazio non è possibile (probabilmente latitano la volontà e la competenza necessaria) disquisire seriamente e in modo approfondito sull'evoluzione di alcuni settori della musica metal. Questo arduo compito lo lascio volentieri ai critici e giornalisti che si occupano di musica o ai manipolatori di bit più preparati e seri che popolano la rete. Qui, come sempre, si cazzeggia, senza troppo impegno né eccessivo consumo di sinapsi. Questo è un periodo di austerità, stenti e sacrifici e bisogna risparmiare su tutto, anche sull'uso dei neuroni (qualora ci fossero).
L'occasione per parlare di mutazioni genetiche in ambito metal è gentilmente offerta da tre dischi usciti quest'anno, tre ottimi dischi pescati tra le tante prelibatezze musicali sfornate in questo 2012.
Gli autori, i colpevoli, sono tre grandi band europee in continua evoluzione: gli inglesi Anathema, gli olandesi The Gathering e gli svedesi Katatonia. In ogni caso sono moltissime le band che a partire da cellule staminali prettamente metal, spesso della specie più estrema e violenta (black e death metal principalmente) sono mutate in altre forme, in altre cose. Così su due piedi, o meglio, dieci polpastrelli, mi vengono in mente gli Ulver, i francesi Alcest, ma sono tantissimi i gruppi di extreme metal che ora propongono suoni completamente diversi, in alcuni casi non troppo distanti dall'indie rock, in altri molto vicini al rock psichedelico o ancora alla musica elettronica.
Due parole e tre o quattro immagini sui corpi del reato oggetto di questo post:

Anathema - Weather Systems - Kscope Music - 2012


Gli Anathema li ho seguiti (è proprio il caso di dirlo, dato che non stanno mai fermi...) sin dai tempi del primo album "Serenades" del 1993 e soprattutto nel periodo d'oro quello che va da "Silent Enigma" sino ai capolavori "Alternative 4" del 1998 e "Judgement" del 1999. E già qui avevano cambiato più volte le carte in tavola: dagli inizi death-doom metal si erano trasformati in una splendida creatura gothic rock con sfumature indie, rock, psichedeliche, progressive e sperimentali. Successivamente, da "A Fine Day to Exit" in poi, forse sono andati un po' troppo veloci, e me li sono persi. Loro hanno continuato a sfornare buoni dischi di rock progressivo, emozionale e malinconico che non ha assolutamente più nulla a che fare con il loro passato metal e hanno proseguito per la loro strada, perdendo per strada qualche fan e acquisendone tanti altri. Poi, come spesso capita, i "vecchi amici" s'incontrano di nuovo, così, per caso, senza alcun motivo...Ed ecco che questo "Weather Systems" si presenta alla porta come un novello figliol prodigo.
Questa volta non hanno mutato pelle rispetto ai dischi che lo hanno preceduto: i suoni e le atmosfere quiete e malinconiche, e le suggestive melodie che colorano la loro tela non sono molto distanti da quello che gli Anathema hanno proposto negli ultimi anni. L'unica differenza è che questo disco è un capolavoro, o poco ci manca, gli altri, probabilmente, no. Qui ci sono grandi canzoni, bisogna solo dare tempo al disco per crescere dentro il lettore cd. Non fatevi prendere dalla fretta...il clima è instabile, dategli tempo.

Tracklist:

01.Untouchable, part 1
02.Untouchable, part 2
03.The Gathering of the Clouds
04.Lightning Song
05.Sunlight
06.The Storm Before the Calm
07.The Beginning and the End
08.The Lost Child
09.Internal Landscapes

voto: 8










The Gathering - Disclosure - Psychonaut Records - 2012


Anche i Gathering hanno iniziato proponendo gothic-doom metal; hanno cambiato pelle e voci femminili più volte nel corso della loro carriera, ma è con la strepitosa voce di Anneke Van Griesbergen  (dietro il microfono della band olandese dal 1994 al 2007) che hanno fatto il salto di qualità e scritto alcune delle pagine più belle in assoluto della musica indipendente. Dischi come "Mandylion,""Nighttime Birds,""If Then Else" e "How To Measure a Planet?" sono da annoverare tra i regali più preziosi che si possono offrire ai propri timpani. L'evoluzione della band passò attraverso l'elegante gothic metal-alternative di Mandylion e Nighttime Birds alle meraviglie alternative rock-metal, progressive, elettroniche, trip hop, indie e chissà cos'altro di How To Measure a Planet? e del capolavoro If Then Else. Poi, dopo altri ottimi dischi, successe che l'Anneke decise di abbandonare la nave e, senza cotanta ugola a disposizione dietro al microfono, i Gathering ritornarono nel ventre dell'underground che li aveva generati.
Dal 2008 i Gathering usufruiscono dei servigi delle corde vocali di Silje Wergeland, ex cantante della band gothic metal norvegese Octavia Sperati. Nel 2009 uscì il primo disco con la nuova cantante "The West Pole" che al momento della sua uscita non mi aveva entusiasmato particolarmente (ma andrò a ripescarlo appena possibile, non si sa mai). Ora è giunto il momento di mettere Disclosure nell'apposito lettore ed è scoccata nuovamente la magica scintilla che ha sempre reso speciale l'ascolto della musica dei Gathering. Gli ingredienti ci sono tutti: l'atmosfera è calda e ricca di colori, profumi e intense melodie, i suoni sono raffinati ed esplorano territori nuovi, come sempre, con la solita classe. Del metal delle origini non c'è assolutamente nulla. Qui siamo nel territorio alternative rock o alternative trip hop, psichedelico, elettronico, sperimentale ma non troppo, morbido, notturno e ammaliante. Ci sono trombe, suoni rarefatti ed evocativi, sinuosi flussi elettronici e una voce suadente che non fa assolutamente rimpiangere il passato.

Tracklist:

01.Paper Waves
02.Meltdown
03.Paralyzed
04.Heroes for Ghosts
05.Gemini I
06.Missing Seasons
07.I Can See Four Miles
08.Gemini II

voto: 8











Katatonia - Dead End Kings - Peaceville - 2012


Dei tre dischi presi in esame oggi, Dead End Kings dei Katatonia è quello che ancora presenta il maggior numero di cromosomi metal nel proprio DNA, seppur attenuati. In ogni caso, anche qui del cupo doom-death-gothic metal che li ha fatti conoscere al pubblico non vi è traccia; le voci in questi solchi sono sempre pulite e malinconiche, le chitarre distorte non si fanno pregare troppo ma siamo più prossimi all'alternative rock che non al metal, se non in rari passaggi lungo la scaletta (Buildings, Dead Letters). Questo è il nono disco delle formazione svedese e, anche stavolta, si tratta dell'ennesimo centro, l'ennesima oscura gemma incastonata in una discografia impeccabile e invidiabile.
Tanto per giustificare la piccola ammucchiata di dischi di quest'oggi, in Dead End Kings è presente, in veste di guest vocalist, Silje Wergeland dei Gathering nella seconda traccia (evidentemente hanno previsto che avrei fatto questa specie di recensione cumulativa). Anche da queste parti ci troviamo di fronte a un disco di una bellezza struggente. I colori e le immagini che si formano dagli altoparlanti sono scuri, notturni e fumosi. L'atmosfera che si respira lungo tutto l'album è malinconica, emozionante, coinvolgente, assolutamente perfetta per il clima di questi giorni. Poi c'è Leech al numero 6 di questa via, ed è un piacere per i sensi...
Da ascoltare al buio (se vi trovate in Svezia non dovreste avere nessuna difficoltà, in questo periodo dell'anno, altrimenti spegnete la luce o abbassate gli avvolgibili ).

Tracklist:

01.The Parting
02.The One You Are Looking For Is Not Here
03.Hypnone
04.The Racing Heart
05.Buildings
06.Leech
07.Ambitions
08.Undo You
09.Lethean
10.First Player
11.Dead Letters

voto: 8







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