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Bochesmalas

sabato 28 settembre 2013

Satyricon - Satyricon


Non è facile essere obiettivi con i Satyricon, qualsiasi cosa facciano nei loro dischi e nella loro vita; non si può non avere un occhio di riguardo per chi è stato capace di sfornare tre capolavori assoluti di metal estremo, in rapida successione tra il 1993 e il 1996 (Dark Medieval Times, The Shadowthrone e Nemesis Divina). Oltre tutto, Satyr e Frost non hanno mai deluso le aspettative pur mutando pelle in molte occasioni, come con la svolta industrial post atomica del sottovalutato Rebel Extravaganza o i recenti Now, Diabolical e The Age of Nero, solo lontani parenti della feroce creatura black metal che scorrazzava nei loro dischi nei primi dieci anni di carriera, ma, comunque, buoni dischi. 
Il nuovo disco omonimo, l'ottavo capitolo della loro discografia, prosegue il discorso iniziato con i due album precedenti: black doom, cadenzato, lento e sulfureo, imbastardito da tentazioni rock.
Qui si spingono oltre, nel tentativo di dare nuova vita alla loro creatura e, in parte, ci riescono: la gemma più preziosa di questa ricerca è senza dubbio la splendida Phoenix, inaspettata e sorprendente traccia gothic rock che vede come ospite al microfono Sivert Høyem, ex vocalist degli immensi Madrugada con i quali ha inciso 5 bellissimi album, sino allo scioglimento nel 2008. In questo brano Høyem si è occupato anche delle liriche e chissà se questo è il preludio ad una futura collaborazione più consistente o solo un episodio sporadico. La prima ipotesi potrebbe rivelarsi una svolta interessante per la band norvegese, anche se molti seguaci dei Satyricon potrebbero sentirsi male solo all'idea.
Per il resto "Satyricon" offre altre tracce interessanti sin dall'epica intro che apre le porte a Tro Og Kraft, malefica, lenta e grezza, che fa coppia con la successiva Our World, It Rumbles Tonight, ancora più malvagia ed epica, con il suo ritmo progressive metal e il ringhio feroce di Satyr sugli scudi. 
I ritmi di questo disco sono in genere lenti e oppressivi, non mancano divagazioni atmosferiche, arpeggi e qualche sbadiglio, ma in generale la proposta sonora funziona abbastanza bene, soprattutto quando il ritmo sale come in Walker Upon the Wind, black metal veloce con tanto di blast beats e parti doom lente e minacciose, o nel roccioso black'n'roll di Nekrohaven.
Una considerazione a parte merita la lunga The Infinity of Time and Space, melodica, oscura e trascinante, arricchita da numerosi cambi di tempo e atmosfere, con parti dark e brusche accelerazioni black.
In conclusione un buon disco, se non ci si fa condizionare dal nome stampato sulla copertina, però, perché chi cerca i Satyricon dei tempi d'oro qui non li troverà di certo.

Tracklist:

01.Voice of Shadow
02.Tro Og Kraft
03.Our World, It Rumbles Tonight
04.Nocturnal Flare
05.Phoenix
06.Walker Upon the Wind
07.Nekrohaven
08.Ageless Northern Spirit
09.The Infinity of Time and Space
10.Natt

Roadrunner - 2013

Formazione:

Satyr - voce, chitarre, basso
Frost - batteria















mercoledì 25 settembre 2013

White Lies - Big TV


Nel 2009 era arrivato il sorprendente To Lose My Life a dare un'inaspettata scossa alla scena indipendente londinese. Poi, nel 2011, è stata la volta di Ritual, buon disco ma non completamente a fuoco. Ora è il turno di Big TV; è il turno di una giovane coppia che decide di trasferirsi in una grande città con tutto ciò che ne consegue, e lo shuttle dei White Lies può finalmente lanciarsi nello spazio in totale sicurezza.
Rispetto alle trame oscure delle prime composizioni qui l'atmosfera è più solare e colorata; gli anni 80 sono sempre dietro l'angolo, con tastiere, melodie e sonorità dal retrogusto new wave e indie pop nostalgico e, allo stesso tempo, modernissimo e ricco di personalità.
Le ombre dei Joy Division, dei Sound o dei Chameleons, sono svanite sotto i raggi del sole. Resta solo un leggero e svolazzante velo di malinconia di origine post punk che, di tanto in tanto, cerca di coprire qualche porzione dei solchi del disco. In Big Tv gli evanescenti punti di riferimento diventano i Tears For Fears, i Simple Minds o i New Order, tanto per dare un'idea, seppur molto vaga.
In realtà i White Lies hanno un loro suono; si sono scrollati di dosso il pesante fardello di copie di Editors e Interpol, appioppato da una parte della critica musicale.
Il nuovo album contiene 10 grandi canzoni più due brevi intermezzi strumentali. Si parte alla grande con due gioielli come la titletrack e il singolo There Goes Our Love Again, suoni vintage new wave e moderno indie pop che si scontrano nello spazio formando una supernova luminosissima. 
Al primo ascolto il disco scorre piacevolmente senza attirare troppo l'attenzione, ma lascia un gradevole retrogusto sulle papille gustative che costringe, dapprima, a riassaporare la pietanza con curiosità, poi ad ingozzarsi senza contegno.
Infatti sono molte le leccornie contenute nel disco, oltre alle due tracce giù citate, una menzione particolare va alle ottime Getting Even, Be Your Man, Tricky To Love e alla malinconica Heaven Wait.
Bellissimo.

Tracklist:

01.Big TV
02.There Goes Our Love Again
03.Space I
04.First Time Caller
05.Mother Tongue
06.Getting Even
07.Change
08.Be Your Man
09.Space II
10.Tricky To Love
11.Heaven Wait
12.Goldmine

Fiction - 2013