Lasciate ogni speranza o voi che entrate

Bochesmalas

martedì 28 luglio 2015

Ho perso il filo...



Sarà il clima bollente di questa torrida estate, o forse, più probabilmente, sarà a causa del sonno arretrato e della stanchezza cronica, ma la mia penna - come spesso mi accade - è morta un'altra volta (l'ennesima volta). L'inchiostro è esaurito, la mia materia grigia anche.
Devo dire che è anche vero che dentro la mia scatola cranica non è che ci sia mai stato chissà quale esplosione vulcanica di idee e colpi di genio in grado di attirare l'interesse del mondo circostante. Di solito c'è calma piatta; niente di troppo interessante e tantomeno nulla per cui valga la pena di dedicare più di cinque minuti di attenzione.
Ma adesso, in questi 40 gradi di luglio, le pagine bianche vuote, ferme, immobili, davanti a un sguardo ancora più vuoto, fermo, immobile, stanno diventando consuetudine altro che eccezione.
Accade che il "lavoro" arretrato assume dimensioni mastodontiche, senza che io me ne renda conto; le recensioni in stand-by, gli artisti ancora nel limbo e le cartelle "work in progress" si moltiplicano come conigli infoiati. Gli album da ascoltare sono troppi, le cose da scrivere pure, ma poi perché farlo? Ha senso tutto questo? C'è veramente qualcuno dall'altra parte del monitor.
È da un bel pezzo che non riesco neanche più a trovare il tempo di andare a leggere o a lasciare commenti sugli splendidi blog degli amici in rete. Nulla, niente. Le sinapsi sono ferme, immobili, senza corrente. Il vuoto dilaga. E questo mi dispiace davvero, non immaginate quanto.
Eppure ci sarebbe tanto da dire, da fare, da scrivere...ma i pixel dello schermo continuano a restare vuoti. Nonostante non mi possa affatto lamentare per il numero di intrepidi viaggiatori che ogni giorno vengono a trovarmi da queste parti: non sono mai stati così numerosi da almeno tre anni. Nonostante il nulla che dilaga in queste pagine.

Eppure, dicevo, ci sarebbe tanto da scrivere su questo paese in declino, su questo mondo assurdo...

Roma, la nostra degna (mai come adesso) capitale, è diventata lo specchio fedele di quanto accade in lungo e in largo per il paese: è diventata una latrina. La figura di merda che stiamo facendo ormai non ha più confini, e tutto il mondo può ammirare la spazzatura, la mafia dilagante in tutte le regioni, i servizi pubblici indegni anche del terzo mondo, oltre alle truffe agli ignari turisti che si devono sorbire ore di fila sotto il solo cocente e anche una "splendida" assemblea improvvisa che li costringe a trattenersi altre due o tre ore a sollazzarsi all'aperto. È accaduto a Roma e a Pompei, ma può succedere ovunque e in ogni momento.
Poi ci si chiede come mai Berlino sia più visitata della nostra capitale, nonostante tutte le meraviglie che essa racchiude. La verità è che nel resto dell'europa anche solo una vecchia e insignificante pietra viene valorizzata. Puoi trovare collegamenti precisi, mezzi pubblici efficienti e puliti (cosa impensabile da noi) e anche le informazioni, siano esse in tedesco o in ungherese, sono sempre più precise e chiare di quanto non lo siano l'approssimativa accozzaglia di indicazioni italiche. Oltretutto, nell'europa civile, non rischi di imbatterti in tassisti che arrotondano, parcheggiatori abusivi, o in guide non autorizzate e, soprattutto, non devi fare uno slalom tra i sacchi della spazzatura, barriere architettoniche di ogni tipo, venditori di ogni cianfrusaglia possibile e immaginabile, o tra i poveri disgraziati immigrati abbandonati nelle stazioni.
In Italia con tutto il bagaglio di cultura e arte che abbiamo potremmo campare tutti quanti come nababbi, per tutta la vita. E invece no. La nostra mentalità di ladri, corrotti e corruttori, imbroglioni e fannulloni ha sempre la meglio. E allora via con gli scioperi selvaggi se si viene minacciati dalla "terribile punizione" di venire obbligati a timbrare il cartellino ogni giorno. E allora via a bloccare musei, autobus e aerei nel bel mezzo del maggiore affollamento turistico. Vi immaginate una cosa del genere in Germania o a Vienna?
Ma non solo, poi ascolti in TG di regime e vedi scorrere, come se fosse la cosa più naturale del mondo, la proposta di legge di chiudere la bocca ai giornalisti. Qui da noi la privacy di corrotti e corruttori è più importante della pubblicazione delle intercettazioni, è più importante della giustizia e della trasparenza. Ma, si sa, le acque torbide sono il nostro habitat naturale e non è permesso smuoverle, altrimenti la merda viene a galla e non solo "forza Silvio" o il partitucolo degli alfani ma anche il partito del fare, che ci stupisce ogni giorno con le sue meraviglie, le slide e quant'altro, potrebbero rischiare grosso.
Il problema dell'Italia non è fare la riforma della giustizia é fare giustizia. Ma noi non siamo abituati: la giustizia è uguale per tutti, in Italia, si è vero, ma per tutti gli altri. Non per noi.
Alla fine ha ragione un mio amico che sostiene di non guardare mai nessun tg nazionale per evitare la rotazione perpetua dei testicoli. Ed è proprio così: se uno tiene alla propria salute lo deve evitare assolutamente, altrimenti sei costretto a sentire della grande truffa dell'Expo spacciata per qualcos'altro, di stupratori lasciati liberi perché la vittima del branco aveva avuto in passato una condotta "discutibile", del grande sforzo diplomatico dell'Italia per riportare a casa tutti e due i marò (!!!???), dell'eccellente lavoro per "accogliere" e "salvare" gli immigrati (e non del magna magna delle cooperative e associazioni varie e di cosa accade realmente ai poveri disgraziati che arrivano sulle nostre coste).
Ti sbattono in faccia la "realtà", totalmente distorta, con una naturalezza disarmante. E il bello è che tutti ci credono (e corrono a osannare e a votare il P.Di Renzi a ogni occasione).
Beh, non abbiamo mai brillato particolarmente per libertà (e imparzialità) di stampa. Dai noi tutto viene filtrato, condito e truccato prima di essere dato in pasto al pubblico. Figuriamoci cosa potrà accadere in futuro.
Addirittura, i nostri telegiornalai e gli edicolanti tutti, in questi giorni stanno spacciando l'intervento  armato della turchia come l'attesissimo e fondamentale aiuto al mondo civile per fermare gli assassini dell'Isis. Invece no, i nostri potentissimi amici turchi stanno usando i caccia bombardieri per sterminare i curdi, gli unici (e sottolineo gli unici) che stanno cercando di fermare in qualche modo i fondamentalisti dello stato islamico (di merda)...E nessuno se n'è accorto.
Intanto in Cina, ma anche nella Corea della Samsung, della tecnologia all'avanguardia e dell'innovazione più spinta, si mangiano cani a colazione come se niente fosse...

Non so se la colpa è del clima, del sonno o della stanchezza, ma non ho più voglia di mandare giù questa merda. 
Forse sarebbe stato meglio lasciare la pagina in bianco e non cercare più quel maledetto filo.



sabato 25 luglio 2015

Apathetics - My Life Is Amazing


Gli Apathetics sono una giovane band di Helsinki con all'attivo uno split in formato 7 pollici in compagnia dei Cold Institution, pubblicato l'anno scorso, e questo "My Life Is Amazing", fresco di stampa. 
Il primo album della band finlandese è uno di quei dischi per cui vale ancora la pena di cercare nuove band e nuova musica nell'affollatissimo panorama underground. Perché le soddisfazioni dall'ascolto di queste otto tracce sono garantite.
I cinque, Johanna alla voce, Jare al basso e seconda voce, Alisa alle chitarre, Miju al synth e Jussi alla batteria, sono riusciti a dare una bella rinfrescata a dei suoni che hanno oltre trent'anni sul groppone. L'incandescente miscela che viene fuori da queste canzoni parte dal post punk per poi giungere a un eccellente risultato finale dove il punk rock s'incontra con la new wave, la dark wave e svariate suggestioni estrapolate dagli ultimi trent'anni di musica alternativa. Fin qui, si direbbe, niente di nuovo o di particolarmente intrigante. Invece no, gli Apathetics ci mettono tanta farina dal proprio sacco, per rinvigorire la loro personale via al dark-punk o al post punk degli anni 10, da rendere assolutamente irresistibile la loro musica. 
La struttura sonora è robusta, decisamente punk, i ritmi sono quasi sempre sostenuti e accompagnati da grande energia, con adeguate distorsioni e riff riuscitissimi, bassi roboanti, una batteria incalzante, ottime parti di tastiera  mai troppo invadenti e la splendida voce di Johanna sugli scudi.
In buona sostanza il fiore all'occhiello di questo disco è proprio l'ugola della fanciulla dietro al microfono e la capacità della band di tessere melodie avvincenti, oltre a una bella serie di ottime canzoni.
Infatti qui ci sono otto canzoni-otto potenziali singoli da sparare a volume sostenuto e, magari, anche da canticchiare sotto la doccia. 
M non è facile tenere fermi i piedi durante l'ascolto, quindi occhio alla saponetta.

Il disco per ora è disponibile solo in digital download nel loro spazio bandcamp (trovate il link e l'apposito player più sotto) o in versione tour tape per chi ha la fortuna di assistere a un loro concerto. Entro quest'anno, però, dovrebbe uscire anche la versione in vinile a cura delle etichette Bad Hair Life e Brown Records.
Non lasciatevelo sfuggire...


Tracklist:

01.Everything Turns To Shit
02.Human Hater
03.My Life Is A Mess
04.Walking Ghosts
05.No Exit To The Dreamworld
06.Outsider
07.White Walls
08.Who The Fuck Are You?

2015 - Bad Hair Life - Brown Records








giovedì 23 luglio 2015

Vaaska - Todos Contra Todos


Il nuovo album dei Vaaska prosegue il discorso iniziato tempo fa dalla band con svariati EP, split (in compagnia degli Impalers e dei Skizophrenia) e 7 pollici e dopo 5 anni dall'album d'esordio, Ruido Hasta La Muerte, pubblicato, appunto, nel 2010. Quel disco, nella versione (raccomandatissima!) che lo vedeva in splendida compagnia del mini album omonimo del 2009, aveva soggiornato a lungo nel mio piatto grazie al suo ruvidissimo e bollente contenuto hardcore-punk, d-beat, urlato in lingua spagnola.
I Vaaska, nonostante l'idioma utilizzato nelle liriche, non provengono dalla Spagna né tantomeno dall'America latina: sono di Austin, in Texas, USA.
"Todos Contra Todos", come dicevo, prosegue nel solco del frastuono lasciato dall'eco dell'ultima nota del disco precedente. Il raw punk dalle profonde radici d-beat di casa Vaaska non ha perso un colpo, anzi si è lievemente affinato, giusto quel tanto che basta per stare al passo con i tempi. La macchina da guerra della band ha ancora armi micidiali nel suo arsenale per attaccare il sistema e non manca di metterle in mostra. In una ventina di minuti scarica 11 bombe che riusciranno a far rizzare le orecchie a chi si ciba del vecchio, intramontabile, d-beat (dai Discharge in poi) come anche a chi si sollazza nell'hardcore più duro e senza compromessi. Forse non c'è niente di nuovo in questi solchi, niente che non si sia già sentito negli ultimi 20-30 anni di punk, ma l'energia incontenibile che scaturisce da queste undici tracce è in grado di ricaricare anche le batterie più esauste. 
Per chi segue il genere un ascolto è d'obbligo ma, probabilmente, potrebbe essere anche un valido primo approccio alla materia per chi ne è completamente a digiuno.
Per quanto mi riguarda "Policia, Policia" o "Religion/Destruction" non smettono di tormentarmi i timpani da diversi giorni.


Tracklist:

01.Presos De La Sociedad
02.Eskizofrenia
03.Policia Policia
04.Mierda Systema
05.Guerra Sagrada
06.Masacre
07.Todos Contra Todos
08.Cuantas Guerras Mas?
09.Religion/ Destruction
10.Ansiedad
11.Que Futuro?

2015 - Beach Impediment Records






martedì 21 luglio 2015

Carnero - Carnero


La scena hardcore italica in questi ultimi anni è in gran fermento, e non poteva essere altrimenti, anche e soprattutto a causa dei tempi cupi in cui viviamo, o meglio: vegetiamo. Dato che ogni azione ha una sua logica reazione, è ovvio che le schifezze che ci piovono addosso ogni giorno non possono far nascere e crescere altra musica di plastica o altre band da supermarket; di quella ce n'è sin troppa in giro. La violenza genera violenza. L'odio genera odio. E in questo ci viene in aiuto la grande tradizione di casa nostra in campo hardcore; una materia nella quale non siamo secondi a nessuno.
Questa piccola premessa sghemba si trova qui solo per introdurre una nuova e interessantissima band che prosegue lungo la linea di quella stessa, gloriosa, tradizione succitata.
Per certi versi questo disco mi ha fatto tornare in mente, restando in tempi recenti, quanto fatto a Bologna dai Komplott con il disco "Sei Vivo Sei Morto A Nessuno Importa" nel 2013; in quell'entità soggiornavano membri di Holy, Giuda e Horror Vacui. L'attitudine, per intenderci, è la stessa.

I Carnero sono di Forlì e sono in quattro: Enrico (LeTormenta, ex Il Male) alla voce; Damiano alla batteria e Marco al basso, entrambi impegnati anche nella band doom metal-sludge-post hardcore Abaton; Gianmaria alla chitarra anche nelle fila dei Lambs e dei Dementia Senex.

Il disco omonimo, oggetto di questa piccola recensione, è il loro primo parto. Sette brani devastanti a base di hardcore e crust, rigorosamente cantati (urlati) nella lingua di Dante e totalmente pregni della più pura attitudine DIY. Solo questi piccoli-grandi particolari basterebbero a dare a questo disco un posto d'onore tra gli ascolti di questa tormentata estate. Se poi ci mettete anche l'entusiasmo che traspira da tutti i pori (o meglio, da tutti i solchi), la produzione perfetta per questo tipo di sonorità, potentissima e grezza quanto basta, e l'ottima qualità delle composizioni, non posso che consigliare vivamente l'ascolto di questo disco. 
Lungo tutta la scaletta le ottime corde vocali di Enrico sono accompagnate da tonnellate di riff di chitarra sempre azzeccati se non addirittura entusiasmanti, ritmiche veloci e potentissime, quanto mai varie, intricate e assolutamente devastanti. Poi, come dicevo, ci sono le canzoni e qui bisogna tirarsi giù il cappello perché tracce come Tragica Conseguenza, Ed Infine Macellati o Consuma sono degne di stare nella lista di quanto di meglio ha prodotto la scena hardcore italiana, non di questi ultimi anni ma di sempre.

Lo so, forse sono incline "a facili entusiasmi", ma credetemi questo disco non può lasciare indifferente nessuno. Se l'hardcore significa qualcosa per voi, questo disco potrebbe diventare il vostro cibo quotidiano per lungo tempo.

Per ora "Carnero" è disponibile solo in versione digitale (si può scaricare dal loro spazio bandcamp, più sotto c'è il link) ma spero che sia presto disponibile anche in vinile, perché quello è l'habitat naturale di questi suoni.


Tracklist:

01.Niente
02.La Scelta del Corpo
03.Incertezza
04.Tragica Conseguenza
05.Credere
06.Ed Infine Macellati
07.Consuma

2015 - autoproduzione






domenica 19 luglio 2015

Broken Prayer - Misanthropocentric AKA Droid's Blood


I Broken Prayer stavolta hanno superato loro stessi con questo "Misanthropocentric aka Droid's Blood" nuovo di zecca. Il secondo full lenght della band di Chicago ti esplode tra le mani, o meglio nei timpani, con un fragore inaspettato e un'energia incontenibile. Dopo l'ottimo album omonimo del 2012, che aveva ben impressionato pubblico e critica, ora sono riusciti a rendere ancora più allettante la loro proposta musicale grazie a qualche leggera smussatura di qualche angolo e una serie di canzoni decisamente a fuoco. Per quanto siano, forse, ancora più potenti, veloci e incazzati di prima.
La musica di casa Broken Prayer è un inebriante cocktail a base di hardcore, synth punk, punk rock, garage e noise. I cinque dell'Illinois, come dicevo, sono riusciti a mettere insieme l'anima sperimentale con la velocità dell'hardcore senza perdere un briciolo di potenza e senza tralasciare anche l'aspetto melodico (come nelle ottime Summer With Insomnia e Clean). In qualche occasione le tastiere e il gran ritmo punk si sposano a meraviglia con un'atmosfera oscura come accade in The Men Behind The Mask. In altri brani come Colors, White Children, Kid e Good Dudes ha la meglio l'approccio synth punk dall'ascendente noise, e con un vago e piacevole retrogusto di punk '77, con risultati strepitosi. Ma quando pigiano sull'acceleratore della loro potentissima macchina hardcore, originale e devastante come poche altre, come in Growing Up Problems o More Violence non ce n'è per nessuno. Su tutte però spiccano i due succitati brani caratterizzati da una riuscita componente melodica: l'assalto d-beat contaminato di noise di Clean, attraversata da scarica elettriche e rumore come se i Discharge avessero un coito con i Jesus Lizard; e l'irresistibile rullo compressore di Summer With Insomnia.
Un gran bel disco dal forte sapore underground.


Tracklist:

01.Kid
02.Lesson
03.Pigeon
04.Clean
05.Colors
06.Good Dudes
07.Blood Suckers
08.Grown Up Problems
09.White Children
10.More Violence
11.Summer With Insomnia 
12.The Man Behind The Mask

2015 - Sorry State Records







venerdì 17 luglio 2015

F F S - F S S


I Franz Ferdinand e il loro irresistibile indie-art-pop sono una sicurezza, una delle poche sicurezze di in questi tempi incerti. Per quanto mi riguarda non hanno mai sbagliato un colpo, nonostante i soliti blah blah dei critici più esperti e seriosi, anzi tutt'altro: sono in una splendida trance creativa.
Dopo i primi due strepitosi album e l'interlocutorio, ma più che buono, "Tonight: Franz Ferdinand", sono riusciti a piazzare una bomba come "Right Thoughts, Right Words, Right Action" in grado di far saltare anche il più malconcio tra gli infermi.
Ma le sorprese non sono finite per i quattro gallesi di Glasgow, e ora arriva anche il disco in compagnia dei mitici Sparks; un'unione, anzi una vera e propria fusione tra le due entità musicali, che ha generato questa creatura F.F.S (Franz Ferdinand & Sparks) e questo spettacolare disco omonimo fresco di stampa.
Gli Sparks, per chi non li conoscesse, sono attivi dai primi anni 70, sono di Los Angeles è sono uno dei gruppi più poliedrici e folli della storia del rock. Partiti come band glam rock si sono trasformati ed evoluti in un duo synth pop, ma non solo: nel corso della loro carriera hanno suonato un po' di tutto, ma sempre con grande classe. Ora i fratelli Ron e Russel Mael, con il loro immenso bagaglio d'esperienza, si sono uniti ai quattro baldi giovani scozzesi .
"F.F.S", il disco, contiene 12 tracce nella versione standard e ben 16 in quella de-luxe (vivamente consigliata) e suona come un album degli Sparks ma anche come un disco dei Franz Ferdinand.
Quindi dentro c'è di tutto: art rock, glam, synth pop, brit pop, new wave, tastiere anni 80, operetta e cabaret, pop e rock. E tutte due le band sono veramente in grande spolvero.
Per quanto riguarda le canzoni, c'è tutta una serie di piccoli-grandi capolavori di quelli che provocano dipendenza e non lasciano fermi i piedi neanche per un solo attimo. Su tutte la scoppiettante apertura affidata a Johnny Delusional, l'irresistibile Police Encounters, l'ispiratissima ballata Little Guy From The Suburbs, l'esuberante The Man Without a Tan o la divertente Save Me From Myself.
Ma è tutto il disco, con tutti i 16 brani contenuti che girano alla perfezione, che garantisce un ascolto pressoché infinito in perenne rotazione continua. Grandi canzoni, eccellenti melodie e suoni strepitosi. Ognuno potrà trovare al suo interno la sua canzone preferita, ce ne sono così tante.
Insomma il disco perfetto per l'estate. Adatta anche - e soprattutto - per questa torrida stagione 2015 stracolma di disastri di ogni tipo: c'è proprio bisogno di un po' di sano intrattenimento per dimenticare, anche solo per un attimo, le varie schifezze di questi tempi.



Tracklist:

01.Johnny Delusional
02.Call Girl
03.Dictator's Son
04.Little Guy From The Suburbs
05.Police Encounters
06.Save Me From Myself
07.So Desu Ne
08.The Man Without A Tan
09.Things I Won't Get
10.The Power Couple
11.Collaborations Don't Work
12.Piss Off
13.So Many Bridges
14.KIng Of The Song
15.Look At Me
16.A Violent Death

2015 - Domino 

Franz Ferdinand & Sparks












mercoledì 15 luglio 2015

Ape Unit - Turd


Gli Ape Unit sono una band grindcore con sede a Cuneo. Sono in pista dal 2008 e hanno all'attivo un album, "Unforgivable Holidays" del 2012 e un EP, "Albert" pubblicato nel 2009.
"Turd", il nuovo album, sarà disponibile in digital download, e in vinile in formato 10 pollici, a partire dal prossimo settembre. Al suo interno potrete trovare 10 bombe di grindcore evoluto, rese decisamente interessanti dal personale stile della band che coniuga il classico ruggito grind con la velocità powerviolence, tracce noise e un approccio punk hardcore.
Infatti tutto il disco è attraversato da schiattare hardcore, accelerazioni fulminanti, parti mosh e tutto un insieme di armi letali che colpiscono nel segno.
I cinque piemontesi (Rev.Gomorra e Los alle chitarre, Umbi al basso, Steve alla batteria e Marius all'ugola) affermano di essere influenzati sia dai primi Napalm Death sia da Terrorizer, Siege e Infest, ma anche dai Jesus Lizard e Arab on Radar. E devo dire che si sente, anche se gli Ape Unit riescono a miscelare bene le molecole estrapolate dagli ascolti intensivi e a dare un tocco moderno e particolare al loro sound.
Già dall'iniziale "Puberal Baphomet", con il suo avvio cadenzato e l'esplosiva accelerazione seguente, sino al chorus parossistico, mettono subito in chiaro le cose: questo non è sicuramente un disco per tutti ma non è riservato solo ai fanatici del grindcore. Possono trovare goduria e giovamento all'ascolto anche chi è abituato a cibarsi di hardcore o metal estremo o crust punk, ma anche chiunque abbia la mente aperta.
La seguente scheggia impazzita "Mullet For My Valentine" con il suo micidiale riff hardcore, tra una dissonanza noise e l'altra, mette tanta di quella carne al fuoco in solo 46 secondi da lasciare sbalorditi. 
In "The Will to Smith" prevale l'anima metal e il grind-powerviolence della band si può sfogare con tutto il suo carico di violenza.
Che dire altro...I 34 secondi di "Tropical Mode ON" sono uno spasso; "Sperm Bank Robbery" e "Don't Touch The Forbidden Congas" sono assolutamente devastanti con la loro deflagrante miscela grind-thrash-D-Beat; o ancora la velocissima  e crudele "Your Body Will Became My Abat-jour" è l'ideale per un ascolto al massimo volume (e con le finestre aperte) di domenica mattina all'alba.
In conclusione devo dire che era da parecchio che questo genere musicale non mi riservava più grandi sorprese (così su due piedi mi vengono in mente solo gli eccellenti Dephosphorus e Death on/off) e simili scariche di adrenalina.


Tracklist:

01.Puberal Baphomet
02.Mullet For My Valentine
03.Your Body Will Became My Abat-Jour
04.The Will To Smith
05.Tropiacal Mode: On
06.Don't Touch The Forbidden Congas
07.Orango Juice
08.Sperm Bank Robbery
09.Children Of Boredom
10.Go-Kart Cobain

2015 - Uterus Productions - Here and Now Records - Zas Autoproduzioni - Distrozione - Don Carlos Productions - Tadca Records - Vollmer Industries










lunedì 13 luglio 2015

Ceremony - The L-Shaped Man


I Ceremony sono una band californiana di grande esperienza con ben quattro album sulle spalle, oltre a questo nuovissimo "The L-Shaped Man". Si hanno costruito una solida reputazione nella scena hardcore con un suono dirompente e potentissimo e una discografia di tutto rispetto, ma già nel precedente disco "Zoo", il primo su Matador, lasciavano trasparire quella che sarebbe stata la loro sorprendente trasformazione che caratterizza il nuovo album. Perché la bestia incontrollabile, la ferocia e il violentissimo assalto sonico, hanno subito una magnifica mutazione in queste nuove undici tracce e l'hardcore punk è sfumato in un favoloso post punk, puro quanto originale. Un passo coraggioso, un salto al di là della barricata che lascia senza fiato per lo spessore della proposta e la qualità di ogni singola composizione. Perché loro già facevano ottima musica, avevano un buon seguito e un futuro assicurato, eppure hanno deciso di mischiare le carte e avviare una nuova partita.
Il fatto che abbiano vinto anche questa sfida lascia intendere la grande qualità di questi cinque musicisti di Rohnert Park. La musica che sgorga in questi solchi, sospinta da un potentissimo basso, è ammaliante ed entusiasmante, quanto inaspettata. La potenza ereditata dal passato hardcore traspare ancora in più di un'occasione, sia nell'approccio vocale sia nell'energia sprigionata dalla band (vedi Root of the World). In altre occasioni appare l'ombra di Ian Curtis (The Party, Exit Fears) in una selva di percussioni, ma è un'apparizione affatto scomoda, anzi molto utile all'economia del disco, grazie alle numerose sfaccettature e qualche piacevole richiamo alla storia del genere, o meglio, del sotto-genere. Ed essendo il post-punk, appunto, un sotto-genere, un derivato, lo spazio di manovra è limitato e il "pericolo"  di riportare in vita una sequenza di note, un'atmosfera o un fantasma, è inevitabile. Ma non è detto che questo sia un male, anzi, Ross Farrar è un ottimo esorcista, e riesce a piegare al suo volere i fantasmi del passato con un utilizzo strepitoso della sua ugola, sin dalla partenza folgorante con Exit Fears fino alla chiusura del disco con la stupenda The Understanding.
Un album straordinario, sicuramente tra le cose migliori ascoltate in questa prima metà del 2015.


Tracklist:

01.Hibernation
02.Exit Fears
03.Bleeder
04.Your Life in France
05.Your Life in America
06.The Separation
07.The Pattern
08.Root of the World
09.The Party
10.The Bridge
11.The Understanding

2015 - Matador Records










sabato 11 luglio 2015

Institute - Catharsis


Il primo album degli Institute era uno degli oggetti più attesi dell'anno per quanto mi riguarda; ora finalmente si è materializzato grazie alla mitica Sacred Bones Records. "Catharsis" mantiene le promesse coltivate e nutrite con i precedenti lavori a breve durata: il demo del 2013, il 7 pollici "Giddy Boys" e l'ep in formato 12 pollici "Salt" pubblicati entrambi nel 2014. 
La band di Austin (Texas) offre ancora una volta quanto di meglio si può sentire in ambito punk-post punk di questi tempi con un scaletta perfetta composta da 10 tracce sporche, grezze, ruvide e potenti, assolutamente irresistibili.
Le coordinate sonore sono da ricercare nel vecchio anarcho-punk dei Crass e Crisis, nel post punk più ruvido dei primi dischi dei Wire e Fall, nel punk del 77, ma non mancano riferimenti al kraut rock, ai Velvet Underground e la proto-punk, come anche accenni psichedelici e un'attitudine garage punk. Giusto per dare qualche vago riferimento, perché gli Institute di personalità ne hanno da vendere.
Questo non è un disco facile; per intenderci non ci sono riferimenti ai joy Division o al pop-post punk revival degli Editors, White Lies e affini: qui il punk impregna ogni solco, i testi non sono melanconici o poetici: sono incazzati, politicizzati e abrasivi come le note che li accompagnano. Insomma niente che può fare gola alle classifiche, gli Institute non hanno il vestito buono adatto alle riviste patinate, qui c'è solo ottima musica fieramente underground. Del resto un brano come il contorto e nevrotico "Christian Right" che si sviluppa in 8 minuti e passa non possiede nessuna caratteristica adatta per apparire carino e piacevole alle masse.

Qualora non si fosse ben capito: "Catharsis" è un album fantastico...


Tracklist:

01.Perpetual Ebb
02.Admit I'm Shit
03.I Am Living Death
04.Cheerlessness
05.Interlude
06.Untitled
07.Leathernecks
08.Cheaptime Morals
09.No Billowing Winds
10.Christian Right

2015 - Sacred Bones Records