Lasciate ogni speranza o voi che entrate

Bochesmalas

domenica 8 febbraio 2015

Vacuum


La grande carestia iniziò nell’inverno del 2100, anche se, a dire il vero, i primi segnali c’erano già stati negli anni precedenti. Ma nessuno gli aveva riservato la dovuta attenzione.
La temperatura elevata degli ultimi anni aveva portato alla lenta, ma inesorabile, riduzione dei ghiacciai perenni, i quali, ormai, non erano più tali.
Le calotte polari si erano ridotte a poco più che isolette, insignificanti ed evanescenti.
Il clima su tutto il pianeta era divenuto instabile e imprevedibile. Su tutto il globo si verificavano numerosi fenomeni incontrollabili quanto devastanti. Tifoni, uragani e tornado si erano moltiplicati e diffusi a ogni latitudine, nel loro habitat naturale come in nuovi e inesplorati territori di caccia.
La stagione dei monsoni proseguiva senza soluzione di continuo e si era estesa su tutta la Terra, senza incontrare alcuna opposizione.
La tropicalizzazione delle zone fredde e temperate portò con sé tutta una serie di fenomeni devastanti, lasciando sul terreno caldo migliaia di cadaveri a due o più zampe. Molti animali si estinsero. Molti altri non si seppero adattare alle nuove condizioni climatiche e iniziarono la migrazione verso nord, inseguiti dall’acqua, dalle piogge torrenziali e dalle paludi che avanzavano.
Il livello dei mari si innalzò sino a spingersi nell’entroterra. Nel suo cammino verso le zone abitate s’impossessò delle isole e delle località adiacenti alle coste. Le classiche zone predilette dagli umani per le villeggiature, le più rinomate località marittime, vennero ingoiate intere, ossa comprese. Si estinsero le barche e anche i pescatori.
La temperatura media del pianeta si era innalzata di oltre 7 gradi centigradi, quella del mare andò anche oltre, con ben 8-9 gradi in più rispetto alla norma.
Le terre coltivate, a causa delle piogge e delle successive alluvioni, si ridussero a tristi pantani o a paludi impraticabili.
Si osservarono numerosissimi smottamenti e le conseguenti frane, che cominciarono all’unisono, come se fossero regolati da un’unica grande regia, e portarono alla cancellazione di innumerevoli agglomerati urbani, in montagna, in collina e nelle valli sottostanti.
Le campagne e i campi coltivati, tormentati e infine spazzati via dalla furia delle acque e da una lunga serie di fenomeni sismici, vennero abbandonati al proprio destino. A seguire ci fu un effetto domino che interessò gli allevamenti di bestiame, ad iniziare con la chiusura di quelli più piccoli, a gestione familiare, sino ai più grossi e ricchi. Nelle campagne non c’era più cibo per gli uomini e per gli animali. Sulle tavole, nei piatti, non c’erano più animali ingrassati ad antibiotici e vitamine.
Gli umani si riversarono in massa nelle città, ma anche qui la vita non era facile: troppe bocche da sfamare. Le risorse erano sempre più scarse e le scorte alimentari insufficienti per tutti.
Mentre gli alimenti dispensati da madre Terra si riducevano drasticamente a causa della crisi, anche quelli prodotti e creati nelle fabbriche degli umani subirono un drastico ridimensionamento.
Molte fabbriche e innumerevoli attività artigianali dovettero abbassare le saracinesche definitivamente. L’acqua potabile iniziava a scarseggiare e il costo in continua ascesa dell’energia elettrica, sempre più instabile e scarsa per quantità e qualità, costrinsero molti industriali a dedicarsi ad altre faccende. Inoltre iniziarono a scarseggiare i clienti disposti a versare denaro in cambio di beni di prima necessità. Molti di loro si dedicarono anima e corpo all’espropriazione proletaria della merce di negozi, magazzini e fabbriche. 
La fame portò a un notevole incremento della criminalità a tutti i livelli, tanto da rendere estremamente difficile la gestione dell’ordine pubblico.
La riduzione dell’acqua potabile, come anche la scarsità d’igiene a causa dell’affollamento e della povertà crescente, ebbero come inevitabile conseguenza la diffusione di diverse malattie infettive che parevano scomparse e dimenticate. Peste, tifo, tubercolosi, malaria, colera, lebbra e vaiolo invasero ogni spazio vitale. Si diffusero senza incontrare troppa resistenza anche nelle zone più ricche, perché anche i farmaci iniziarono a scarseggiare.
Dopodiché il problema della scarsità di cibo e tutto quello che ne conseguiva non si fermò al nostro pianeta. Nel giro di pochi mesi il fenomeno si espanse a tutta la galassia, alla velocità della luce.
La via lattea andò a male, nonostante non fosse arrivata alla data di scadenza e molti pianeti iniziarono a contorcersi dalla fame.
Gaia, il pianeta azzurro, divenne la meta prediletta dell’esodo di una moltitudine di extraterrestri alla ricerca di qualcosa di interessante per il proprio apparato digerente.
E oltre agli immigrati disperati e affamati arrivarono anche gli alieni in cerca di cibo e di un posto più confortevole dove stare.
Forse erano attirati dagli splendidi colori del nostro pianeta o forse solo dagli ingannevoli messaggi pubblicitari che ancora inondavano l’etere descrivendo un mondo idilliaco e sfavillante con beni lussuosi, alimenti ricchi e stuzzicanti e donne discinte. Gli alieni non potevano sapere che il mondo non era più così e si precipitarono in massa con le loro astronavi sgangherate.
In un primo tempo i piccoli ominidi grigi, verdi e opalescenti, vennero accolti con entusiasmo; chi ancora ce li aveva faceva a gara ad offrire loro un pasto caldo, un tetto e un giaciglio comodo.
Arrivarono in massa, a decine di migliaia, con l’acquolina in bocca e le pance vuote.
Dopo alcuni mesi però la carestia divenne insostenibile per gli umani; cibo e acqua vennero razionati, e anche loro, gli indigeni, non avevano più molto da offrire agli immigrati di questo o dell’altro mondo. Il pane e le carni di manzo, maiale e pollo vennero sostituiti da rettili, insetti e larve. E gli extraterrestri divennero un peso insostenibile per la società umana. Un problema, un grosso problema.
Molti vennero sfrattati, alcuni vennero uccisi e buttati nella spazzatura senza che gli umani si preoccupassero di differenziare gli scarti di quei poveri resti. Perché alcune razze aliene non erano completamente biodegradabili; nei loro organismi erano presenti componenti bioniche e numerosi metalli sconosciuti.
Ma questo per gli operatori ecologici non fu fonte di disagio, in quanto la differenziazione dei rifiuti non la faceva più nessuno da un bel pezzo e il mondo stava diventando un’unica gigantesca discarica.
L’odio verso gli immigrati intergalattici cresceva di pari passo con il propagarsi degli effetti nefasti della carestia e della crisi.
Si viveva sul filo del rasoio, nel limbo pericoloso e instabile di una terra di nessuno, senza leggi e senza dio. L’istinto di sopravvivenza aveva costretto alla ritirata la democrazia, i diritti civili e il rispetto per gli altri.
Da un momento all’altro la situazione poteva giungere al punto di non ritorno, al collasso definitivo della società degli umani.
Quando un giorno accadde qualcosa che portò a una svolta significativa: un umano, intento in una battuta di caccia per sterminare gli ultimi animali selvatici rimasti in zona, colpì con una pallottola un alieno. Il piccolo essere antropomorfo si era nascosto dietro un cespuglio in preda a un attacco di diarrea; cercava solo un po’ di privacy e invece venne scambiato per un coniglio o qualcosa del genere e stramazzò al suolo con le braghe calate.
Gli animali selvatici, ma anche quelli domestici, erano praticamente spariti dalla faccia della Terra, sterminati dalle catastrofi naturali e dall’uomo affamato e ingordo. Chi era sopravvissuto alla mattanza si guardava bene dal farsi vedere in giro in pieno giorno. I cacciatori frustrati sparavano ad ogni cosa che si muoveva; ogni piccolo e impercettibile rumore riceveva la sua razione di piombo. E lo stesso accadde all’alieno con il mal di pancia.
Il cacciatore raccolse il corpo crivellato di pallini e non si preoccupò più di tanto della sostanza verdastra che fuoriusciva dall’orifizio inferiore. Lo agitò per liberarlo dal liquame in eccedenza e se lo caricò sulle spalle.
Se lo portò a casa in fretta e furia, con il timore che qualche cacciatore rimasto a secco cercasse di appropriarsene, o che qualche solerte gendarme gli potesse creare qualche problema.
Dopo aver ripreso fiato denudò il cadavere maleodorante, lo immerse in una tinozza d’acqua e lo ripulì come meglio poteva, facendo in modo che nessuno della famiglia assistesse alla scena. Infine lo mise in forno e lo servì in un bel piatto da portata con una patata rinsecchita e qualche verdura stantia a fare da contorno.
La famigliola se ne cibò senza fare troppe domande e gradì molto la carne simile al pollo, ma con un leggero retrogusto selvatico. Per l’occasione (era da un bel pezzo che il cacciatore non portava a casa selvaggina fresca) aprirono anche l’ultima bottiglia di vino rimasta. Bevvero e mangiarono a sazietà con tanto di rutto liberatorio alla fine dell’evento.
Il giorno dopo il cacciatore si rimise in marcia con la doppietta sulla spalla e perlustrò i campi, con rinnovato vigore e le munizioni colme di fiducia e speranza.
Dopo alcune ore di appostamenti, falsi allarmi e pallottole sprecate, finalmente vide un alieno che correva tra i cespugli inseguito da un gruppo di contadini inferociti. Lui non ci pensò due volte: prese la mira e lo buttò giù con un colpo solo.
Recuperò il corpo agonizzante tra lo sgomento e la rabbia dei contadini con i forconi alzati e si precipitò verso casa con il bottino tra le mani, prima che i forconi gli si avvicinassero troppo.
In breve la notizia si sparse tra la gente affamata, e a molti parve già di sentire il profumo di un banchetto luculliano.
Ci vollero solo pochi giorni per passare dal sogno, dal miraggio, con tanto di profumi annessi, alla realtà.
Iniziò la caccia grossa.
Gli alieni vennero impallinati a migliaia; in un numero decisamente maggiore rispetto alle reali necessità alimentari della popolazione umana.
I cadaveri in eccesso divennero un problema di sicurezza sanitaria, perché erano in pochi a possedere congelatori capienti e soprattutto ad avere ancora l’energia elettrica in modo stabile dentro casa. Per cui la conservazione di grandi quantità di carne non era affatto semplice.
Alla soluzione del problema giunse per prima una piccola azienda alimentare che, come tante altre, stava navigando sino a quel momento in brutte acque, la Vacuum.
L’idea era semplice quanto rivoluzionaria: offrire ai propri clienti dei prodotti diversi a base di carne aliena confezionati nei più svariati tagli e formati, per tutte le tasche e le esigenze.
I corpi degli extraterrestri defunti venivano ripuliti dalle parti metalliche, sviscerati e sezionati nelle varie parti da commercializzare per fasce di prezzo: dalle più pregiate costolette, cosce, filetto e pancetta sino alle economiche interiora e finanche le ossa.
Il procedimento di pulitura, e l’aggiunta di alcuni ingredienti segreti, fecero perdere quel fastidioso e forte sapore selvatico e la carne d’alieno andò a ruba.
Vennero surgelate, impacchettate e messe sotto vuoto migliaia di porzioni di carne aliena.
E finalmente il problema della fame nel mondo parve risolversi, anche perché quella carne era ritenuta sterile e priva di rischi per la salute, oltre che ricca di proteine nobili di facile digestione.
I sacchetti sottovuoto della Vacuum invasero velocemente gli scaffali dei rinati market e la specie umana tirò un sospiro di sollievo.
Sino a quando la governance mondiale instaurata dopo la crisi e la grande carestia decise di proibire la commercializzazione e il consumo della carne extraterrestre. Il presidente di turno della comunità mondiale, Matteo Merkel, fece un discorso a reti unificate in mondovisione, elencando tutta una serie di sostanze tossiche, radioattive e cancerogene scovate nella carne degli alieni. Per confutare questo si servì di una sfilza di documenti firmati da noti luminari della medicina e famosi esperti dell’alimentazione. In conclusione del suo discorso fece le proprie condoglianze a tutti quelli che si erano già nutriti con quel cibo immondo.
Una volta conclusa la trasmissione il panico prese il sopravvento in ogni città, via, piazza e casa del pianeta Terra. Le persone terrorizzate si recarono in massa presso i pochi ospedali e ambulatori medici ancora funzionanti, in molti cercarono di disintossicarsi con metodi fai da te e addirittura qualcuno si suicidò.
Ma ben presto iniziarono a circolare altre voci: le obiezioni al discorso di Merkel crescevano come funghi e portavano con sé numerosi risultati delle analisi di eminenti studiosi non governativi, un’infinita serie di prove di laboratorio e test condotti in diverse parti del mondo, che dimostravano l’esatto contrario, ovvero che la carne aliena era assolutamente priva di rischi e controindicazioni di alcun genere. Ma quelle voci vennero debitamente censurate.
Nonostante le bocche cucite, qualcuno arrivò a ipotizzare che il provvedimento di ritiro dal commercio della carne fosse stato dettato da un accordo segreto tra la comunità mondiale e i leader alieni moderati.
Qualcun altro, invece, asseriva che il presidente avesse stretto degli accordi con il suo predecessore, il decaduto presidente ultracentenario Matteo Silvioni, per favorire la ditta Nazareno che nel frattempo aveva creato del cibo sintetico, ottenuto dalla lavorazione dei rifiuti e dei derivati del petrolio.
Le confezioni Nazareno, infatti, erano già pronte in grandissima quantità per invadere il mercato in differenti tagli e confezioni per tutti i gusti. I costi di produzione erano irrisori e i ricavi, invece, si prospettavano immensi. Mancava solo uno sgambetto alla concorrenza per poter partire alla grande. E questo arrivò con la norma dell’unione atta a bloccare i prodotti Vacuum.
Furono sufficienti solo poche ore dall’editto bulgaro per fare sparire dagli scaffali e dai banchi frigo tutta la produzione Vacuum. E ancora meno per vederli rimpiazzati dalle leccornie marchiate Nazareno.

Gli alieni approfittarono del momento favorevole per liberarsi dal cellophane e scappare a bordo delle loro astronavi. In molti si lanciarono fuori dal frigo e dalle padelle con viva e vibrante soddisfazione.
Le torri di controllo del cielo sulla Terra registrarono un notevole incremento del traffico aereo; gli alieni disperati scampati alle forchette umane correvano come pazzi tra le nubi con il desiderio irrefrenabile di abbandonare l’atmosfera terrestre. E quelli che non schiantarono tra loro riuscirono a ritornare nei loro pianeti.

Intanto i prodotti Nazareno sostituirono completamente tutto il cibo che ancora resisteva nei negozi, alieno o no. C’era un prodotto per ogni esigenza, per ogni occasione, per ogni momento della giornata e per tutte le fasce di prezzo.
Nel giro di pochissimo tempo in tutto il pianeta non si masticava altro che nazareni.
Ma quando ormai la plastica indigesta aveva conquistato anche l’ultimo spicchio di mercato, vennero fuori i primi studi indipendenti sulle qualità organolettiche, chimiche e fisiche del nuovo cibo.
Tutto quanto prodotto a nome Nazareno risultò tossico e contaminato da innumerevoli microrganismi (c’era anche chi asseriva che questo si stato fatto intenzionalmente), alcuni dei quali resistenti agli antibiotici a disposizione nell’arsenale medico.
Le tesi di questi studiosi non allineati vennero confermate molto velocemente dai primi decessi imputabili all’intossicazione da nazarini. In tanti che erano sopravvissuti alla carestia e alle epidemie si ammalarono e morirono dopo solo qualche pasto con gli squisiti bocconcini Nazareno.
E nessun presidente intervenne per bloccare la vendita e il consumo di questo veleno. 
Passarono pochi anni e il genere umano si estinse. Morirono tutti tranne uno: il presidente Silvioni.

Gli alieni lassù stanno ancora ridendo…



***

Un omaggio ai Derozer; la canzone "2100"  ha ispirato in qualche modo questo racconto...


Derozer -  "Alla Nostra Età" - 1998 - KOB - Deroten records




Derozer - "2100"

Nel 2100 l'aria tornerà ad esser pulita 
Nel 2100 il mare tornerà di nuovo blu 
Nel 2100 il sole splenderà nel cielo azzurro 
Nel 2100 non lavoreremo mai più in turno 

2100 lo sai 
non ci saranno più guai... uoh oh oh oh 
e noi saremo uniti come non è stato mai 
perché lo sai, perché lo sai 
tu nel 2100 dove sarai 
perché lo sai, perché lo sai, perché lo sai 

Nel 2100 non ci saranno più le frontiere 
Nel 2100 non ci saranno più il nord e il sud 
Nel 2100 non ci saran più le malattie 
Nel 2100 non ci saran più né fame né guerra 

perché lo sai, perché lo sai, perché lo sai 

Nel 2100 non ci saranno più le frontiere 
Nel 2100 non ci saranno più il nord e il sud 
Nel 2100 non ci saran più le malattie 
Nel 2100 non ci saran più né fame né guerra 
Uhhhh...


2 commenti:

  1. Ma allora Silvioni si è ritrovato da solo?
    Neanche una badante?
    Delzioso racconto, me li leggerò tutti.
    Cri

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  2. Grazie mille!!!
    Be' pare che il Silvioni sia ancora lì, da solo...nonostante gli anni sul groppone.
    Grazie ancora.

    Un saluto

    Ant

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